Lorenzino raccontò a Salvestro Aldobrandinia Bologna, ed a Filippo Strozzia Venezia, d'avere dato morte al tiranno.Il primo non volle credergli, l'altro rimaselungamente incerto, ed all'ultimo,dandogli fede, lo chiamò il Bruto di Firenze,e gli promise che i due suoi figliuolisposerebbero le due sorelle di Lorenzino.[117]Ad ogni modo la dissimulazionedel nuovo Bruto, che venne in alloracelebrato dai poeti e dagli oratori di tuttal'Italia, non ebbe i felici risultamenti diquella del primo. Il senato, ch'era statocreato per secondare Alessandro, nonaveva verun motivo di essere contentodel governo del duca; ma quanto piùviolenta e crudele era stata la rivoluzioneche lo aveva stabilito, tanto più coloro chevi avevano contribuito temevano il ritornoe le vendette degli emigrati. Ilcardinale Cibo, principale ministro d'Alessandro,fu il primo ad essere informatoche il duca non si trovava nelsuo appartamento, che quella notte nonsi era veduto tornare, e che non sapevasidove si trovasse. La subita partenzadi Lorenzino, della quale ebbe pocodopo notizia, gli fece sospettare l'accaduto;ma sebbene il popolo fosse disarmatoe spaventato dalla fortezza erettadal duca, nutriva tanto odio verso i Medicie verso tutti i loto agenti, che sidoveva temere una sollevazione nell'istanteche sarebbe pubblicata la mortedel duca. Il cardinale Cibo fece dire atutti i cortigiani che venivano a palazzo,che il duca riposava ancora, perchèaveva vegliato tutta la notte. Nello stesso[118]tempo mandò un corriere ad AlessandroVitelli, comandante della guardia, peraffrettarlo a tornare all'istante con tuttii soldati che potrebbe adunare, perciocchèLorenzino aveva scelta per l'esecuzionedel suo progetto la circostanza incui il Vitelli erasi recato a città di Castello.Il Cibo fece pure avvisare tutti icomandanti di piazza, tutti i capitani d'ordinanza,di tenersi pronti; e non fu chenella notte del 7 all'8 gennajo, ch'egliebbe coraggio di far aprire col piùprofondo segreto l'appartamento di Lorenzino,ove trovò il duca giacente nelproprio sangue[119].
I tre cardinali fiorentini, Salviati, Ridolfie Gaddi, quand'ebbero avviso diquest'elezione, partirono subito da Romaalla volta di Firenze con due mila uominidi truppe levate a loro spese. BartolomeoValori, che aveva abbandonatoil duca Alessandro nel suo ritorno daNapoli, e che dopo tale epoca erasi associatoagli emigrati, accompagnò i cardinalicon moltissimi fuorusciti. Dal cantosuo Filippo Strozzi erasi da Venezia recatoa Bologna, e vi assoldava truppe.Il più piccolo attacco poteva bastare arovesciare il nuovo governo; ma perchèi figliuoli dello Strozzi avevano preso servizioin Francia, e perchè gli emigratisperavano di già ajuti da questa corona,i generali dell'imperatore si affrettaronodi dare assistenza a Cosimo, facendo passarein Toscana due mila Spagnuoli inallora sbarcati a Lerici. Frattanto il ducadi Firenze aveva dirette ai cardinali le piùrispettose proteste coll'invito di rientraresenz'armi nella loro patria, accertandolidel suo desiderio di uniformarsi in ognicosa alle loro volontà. Il cardinale Salviati,[124]riconosciuto dagli altri prelati e datutti gli emigrati per loro capo, era fratellodella madre di Cosimo; e questastretta parentela pareva che dovesse agevolarele negoziazioni. Gli emigrati acconsentironoa licenziare le loro truppe;entrarono in Firenze con doppio salvacondottodi Cosimo de' Medici e di AlessandroVitelli; ma non tardarono ad accorgersidi essere stati ingannati, perciocchèle truppe spagnuole, che, secondole promesse di Cosimo, dovevano essererimandate nello stesso tempo che le loro,si andavano invece sempre più avvicinandoa Firenze, che la cittadella era stata occupataper sorpresa da Alessandro Vitellied era guardata a nome dell'imperatore,che non si accordavano loro le condizioniche si erano fatte loro sperare,finalmente che il Vitelli cominciava afarli minacciare da' suoi soldati: perciòtutti si ritirarono di bel nuovo precipitosamenteil 1.º di febbrajo dopo labreve dimora in Firenze di nove giorni.E perchè il cardinale Salviati, credendodi non avere che temere da suo nipote,era rimasto in città dopo di loro, AlessandroVitelli fece circondare la di luicasa da' suoi soldati, e minacciandolo di[125]farlo tagliare a pezzi, lo costrinse a fuggire[124].
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Mentre che in Toscana omai più nonrestava orma dell'antica libertà, che tuttal'Italia aveva perduta la sua indipendenza,e che veruna potenza estera parevain istato di soccorrerla, un gonfalonieredi Lucca formò l'audace disegnodi richiamare in vita tutte quelleantiche repubbliche, di unirle con unaconfederazione, di scuotere il giogo dell'imperatore,in allora trattenuto in Allemagnadalla lega di Smalcalde, di schivared'assoggettarsi a quello della Francia,e di riconquistare nello stesso tempo l'indipendenzadell'Italia, la libertà politicadei cittadini e la libertà religiosa, di cuine aveva a Lucca inspirato il desideriola predicazione della riforma. FrancescoBurlamacchi, autore di questo progetto,era uno de' tre commissarj dell'ordinanzaossia milizia del territorio di Lucca.Aveva sotto il suo comando circa millequattrocento uomini, e poteva portarlia due mila senza dare sospetto. Secondo[149]l'usata pratica di ogni anno, contava difarli passare in rassegna sotto le muradi Lucca, e quando le porte della cittàsi chiuderebbero dopo la rassegna, volevasotto finto pretesto condurre la suatruppa, a traverso al monte di san Giuliano,a sorprendere Pisa che non avevaguarnigione, ed ove il comandante dellarocca era con lui d'accordo; voleva rendereai Pisani quella libertà per la quale avevanocombattuto quarant'anni prima contanto valore; unirli ai suoi Lucchesi permarciare insieme sopra Firenze, ed approfittaredell'universale malcontento deipopoli, e della sicurezza dei tiranni, perdilatare ovunque la rivoluzione. Un altrocorpo di truppe doveva incamminarsiverso Pescia e Pistoja, ove lo spirito difazione aveva mantenute le abitudini militari.Arezzo che di fresco aveva mostratoil suo attaccamento alle idee repubblicane,Siena che temeva il risentimentodell'imperatore, Perugia che nel1539 aveva pure cercato di scuotere ilgiogo del papa[151], Bologna che losopportava impazientemente, dovevanoentrare nella nuova lega, la quale doveva[150]ad ogni città guarentire la rispettivalibertà e tutti i necessarj mezzi di resistenza.I due fratelli Strozzi avevanopromessi trenta mila scudi in effettivo danaro,i soccorsi della Francia, e l'attivacooperazione degli emigrati fiorentini; maessi persuasero il Burlamacchi a differirel'esecuzione del suo disegno per avertempo di conoscere i risultamenti dellaguerra incominciata dall'imperatore controi protestanti della Germania: intanto unLucchese, che i congiurati volevano associarsi,andò a Firenze a darne avvisoal duca Cosimo I. Il Burlamacchi era inallora gonfaloniere; e sebbene la sua caricanon potesse sottrarlo al gastigo meritatoda una tanto ardita impresa, fattasenza l'assenso della sua patria, avrebbeancora avuto tempo di fuggire quandoseppe che il suo disegno era stato rivelatoa Cosimo, se le generose curech'egli volle avere per alcuni emigratisienesi che temeva di avere compromessi,e che lo denunciarono ai consigljdi Lucca, non fossero stati, trattenendolo,cagione del di lui arresto. Cosimo I persuasel'imperatore a domandare un prigioniereche aveva voluto sollevare tuttal'Italia. I Lucchesi non ebbero il coraggiodi ricusarlo: e il Burlamacchi fu[151]tradotto a Milano, posto alla tortura, poicondannato all'estremo supplicio[152].
In tutto il restante del secolo i Genovesifurono sempre soggetti agli Spagnuoli, eperdettero nel 1566 l'isola di Scio, conquistatada Solimano sopra i Giustiniani,loro concittadini, che se n'erano arrogatala sovranità. Furono pure in pericolodi perdere la Corsica, che, dopo esserestata invasa dai Francesi nel 1553[248],si sollevò nel 1564, e continuò a respingerecon tutte le sue forze il giogo oppressivodella repubblica, fino al 1568,in cui fu di nuovo sommessa[249]. Piùnon vi fu pace in Genova. Dopo la congiuradei Fieschi i più ricchi e più potentimembri dell'aristocrazia, temendo divedersi tolto di mano il governo dall'odiopopolare, avevano risolto di rialzareuna rocca alla Lanterna, con intenzione[248]d'introdurvi una guarnigione spagnuola,onde tenere la città in dovere e consolidarela propria autorità. Questo progettodoveva avere esecuzione nel 1548, inoccasione del passaggio per Genova didon Filippo, principe di Spagna: e donFerdinando di Gonzaga, governatore delMilanese, doveva spalleggiarlo con tuttele sue forze. Ma malgrado la loro ubbidienza,i Genovesi abborrivano gli Spagnuoli;onde pregarono Andrea Doriadi opporsi a così vergognoso progetto,cui lo spirito di vendetta lo aveva in sulleprime ridotto ad acconsentire; gli raccomandaronola libertà della repubblica,di cui era il secondo fondatore, ed ottenneroda lui la promessa, che nè il principedi Spagna, nè le truppe di lui sarebberoricevute in città[250].
Era appunto l'insolenza de' più povericittadini inscritti nel libro d'oro,che più vivamente offendeva i ricchimercanti ed i signori feudatarj esclusidal governo. Giulio Cesare Vachero,sebbene mercante, aveva adottate le costumanzeche di que' tempi risguardavansicome proprie de' gentiluomini: camminavasempre armato ed in abito militare,ed era circondato da sicarj, chespesso adoperava per vendicarsi con assassinj.Parecchi saluti più volte a lui ricusatida persone del governo, parecchi moti,sogghigni derisorj, ed insulti sofferti dasua moglie erano di già stati puniti collospargimento di molto sangue; ma nuoveoffese accrescendo sempre il suo risentimento,egli associò alle sue vendette moltissimiricchi cittadini esclusi dal librod'oro; moltiplicò il numero de' suoi sicarj;diffuse grandi somme di danarotra il popolo onde averlo ubbidiente,senza avere bisogno di partecipargli ilsuo progetto, e risolse di attaccare ilpalazzo il giorno primo di aprile del1628, di forzare la guardia tedesca, digettare giù dai balconi i senatori, diuccidere tutti i cittadini registrati nel librod'oro, e di riformare la repubblica,della quale egli sarebbe dichiarato doge,[319]sotto la protezione del duca di Savoja.La trama fu scoperta il 30 di marzoda un capitano piemontese cui il Vacheroaveva palesato il segreto. La maggiorparte de' congiurati ebbe tempodi fuggire; ma vennero arrestati il Vacheroed altri cinque o sei, i quali tutti,dopo una processura che rendeva apertoil loro delitto, furono giustiziati malgradole rimostranze del duca di Savoja, chesi levò affatto la maschera, si dichiaròcapo della congiura, e minacciò la repubblicadi rappresaglie[301]. 2ff7e9595c
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